Per contattare l’artista: Barbara Oizmud
L’esposizione dell’artista Barbara Oizmud, intitolata Cactaceae, rende omaggio a una specie di piante, le piante grasse, che per antonomasia sono un simbolo di resistenza: esseri viventi in grado di sopravvivere in ambienti ostili e con poche risorse.
Una metafora concettuale ma anche legata all’Hotel: la mostra, diffusa nei diversi spazi del piano terra, è infatti in dialogo con le piante e gli elementi botanici presenti.
Il percorso espositivo ospita una selezione delle più recenti opere di Barbara Oizmud, che hanno come denominatore comune l’attenzione verso alcune delle più urgenti tematiche sociali contemporanee, e la difesa delle realtà più discriminate e a rischio.
“In un assetto di osmosi reciproca, ho raccolto con cura le storie delle donne che abitano il carcere di Rebibbia; sul muro che vedete ci sono loro, ci sono anch’io. Insieme.” In questo modo Barbara Oizmud racconta l’esperianza di 4 mesi all’interno della casa circondariale di Rebibbia dove ha svolto un workshop con le detenute. Barbara ha seguito uno dei due laboratori artistici, culminato con la realizzazione di un’opera all’interno della sezione femminile del Carcere.
L’opera fa parte del progetto”L’arte non ha sbarre”, un percorso di arte ed educazione artistica; vincitore del bando Vitamina G della Regione Lazio, è realizzato dall’Associazione LiberaMente, coordinato da Street Art for Rights in collaborazione con MArteSocial. L’arte non ha sbarre fa parte dei progetti speciali all’interno del più ampio contesto artistico quale è la #BiennaleMArteLive, appuntamento biennale multiartistico e a carattere internazionale
L’opera è stata dipinta in larga scala su una delle pareti della metropolitana di Ponte Mammolo; finanziata da Atac e Street Art For Rights, il festival che racconta e diffonde la cultura della sostenibilità e dei temi che riguardano la collettività, attraverso la street art, nel segno dei 17 Sustainable Development Goals (SDGs) dell’Agenda ONU.
“Polline”, è dedicata alla flora e alla fauna acquatica. L’artista ha ragionato sul 14esimo obiettivo dell’Agenda ONU 2030, che mira a “conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”.
Il risultato del lavoro di Barbara Oizmud è una creatura ibrida finita negli abissi, causa e al tempo stesso cura di una ferita collettiva generata dall’uomo.
Polline è persona e animale, è oggetto e corallo.
Polline è uno specchio della nostra società.
Punto in cui si trova il Murale: https://shorturl.at/avKU5
ll video e l’opera Disco Disco, nascono dall’esigenza quasi fisica, di raccontare la costrizione di un periodo di silenzio culturale, e le naturali conseguenze. I gesti che abbiamo scoperto durante la pandemia, e che abbiamo ripetuto in modo ossessivo, ci hanno trasformato in spettatori immobili di una vita satura di filtri. L’attesa è sempre stata un tempo lungo. La mancanza di ossigeno, quindi, è il fil rouge di tutta la storia, ma Disco Disco è anche e soprattutto presa di coscienza, è inno di rinascita.
Abbiamo bisogno di musica, la musica necessita del nostro supporto. Le opere sono dedicate a tutto il Mondo della Cultura, dello Spettacolo, degli Eventi. Piccola postilla: la parola Karaoke vede la sua origine in Giappone, ed è composta dal termine Kara che significa vuoto e oke, forma ridotta di “orchestra”. Letteralmente karaoke vuol dire “senza orchestra”; un po’ come cantare o ballare o respirare in solitudine, per 14 mesi. Disco Disco è stato commissionato da Marta “Fivequestionmarks” e Fabio “Produkkt” Sisti, come artwork del loro primo album.
Link al Video: https://www.youtube.com/watch?v=9FMv4OPB1jU
Nata per essere simbolo della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, ed esposta a Palazzo Merulana di Roma, Dionea è stata commissionata dalle Women in Film, Television & Media (WIFTMI), associazione no-profit presente dagli anni ‘70 negli USA e arrivata in Italia nel 2018, dove è diventata un punto di riferimento nel settore audiovisivo e media.
L’obiettivo di WITMI è promuovere la parità di genere e combattere i pregiudizi e gli stereotipi nell’industria dell’audiovisivo, attraverso la sensibilizzazione verso un’equa ed inclusiva rappresentazione femminile sullo schermo e nel lavoro.
In un quadro complesso e ricco di sfaccettature, Dionea rappresenta una donna che ha subito violenza, è seduta su un copione che viene rigenerato più che riscritto e non è sola; la comunità che la sostiene diventa determinante nel processo di guarigione: perché la ferita di Dionea è una ferita collettiva.
Su uno dei muri della storica Casa Internazionale delle Donne di Roma, che ha sede nel complesso monumentale di Trastevere già denominato “Buon Pastore”, un organismo autonomo volto a valorizzare la politica delle donne e offrire servizi e supporto, anche grazie alle decine di associazioni e alle donne che lo abitano; Barbara Oizmud ha realizzato il murale Domino.
L’opera di stampo mitologico, in cui la composizione di tre figure (Lilith, Minerva e Il Minotauro) avvinghiate tra loro in un abbraccio, diventa portavoce di un sentimento di resistenza e di parità di genere.
è presa di coscienza e manifesto;
è la furia di chi ha vissuto l’inferno di una violenza, trasformata in coraggio ed empatia.